sabato, luglio 29, 2006
SI ASSASSINI GLI ASSASSINI AL COLOSSEO
Leggo Giap.Ha un sottotitolo bellissimo:"Storie per attraversare il deserto".Si potrebbe dire che è datato dato che parla del lavoro narrativo di Wu MIng fra il 2000 e il 2003.Gli anni caldi per la mia generazione con al centro Genova e Carlo Giuliani.C'è un pezzo bellissimo, un appello alla partecipazione al G8 di Genova ed è firmato Gert del Pozzo.Quanto ho amato Q mi è difficile descrivarlo ancora oggi a distanza di due anni da quando l'ho letto,fra l'altro colpevolmente in ritardo.Soprattutto ho amato questo personaggio e la sua umanità e passione.Così mi ritrovo a leggere questa "Lettera agli indecisi della selva europea" ed è ancora una volta la storia che si ripete o che si incontra, fate voi. Le masse che nel '500 cercarono di combattere per l'uguaglianza o per lo stesso diritto ad esistere, a sopravvivere, e quelle che ora a volte lottano e a volte tacciono.Quante volte, studiando Storia dalle Elementari all'Università ho provato simpatia per i fenomeni di ribellione:Spartaco,le Fiandre contro Filippo II, la Rivoluzione francese("...io le risposi che i Giacobini avevano ragione e che terrore o no la RF era stata una cosa giusta").E adesso dopo tutto l'entusiasmo cosa è rimasto per me,che non abito a Roma o dove c'è una tradizione di centri sociali etc etc, di questo popolo di Seattle?
Sono in treno.Ho Vinicio Capossela che inizia a cantarmi nelle orecchie di simpatici spettacoli romani. E poi Manu Chao che è secoli che non ascolto, anzi mi sa che non l'ho mai ascoltato su disco ma mi ricorda del Luglio 2001 e del sit-in davanti alla questura di Cagliari ( quand'era? il 22 o il 23?)e del suo concerto, ed un sentimento forse simile a quello dei ragazzi del '68, con noi forse un pò più disincantati.
Cosa è rimasto dentro di me oggi a parte i ricordi? La disillusione fa brutti scherzi.Aspettare il prossimo treno?
Mi sa che ho perso tanto tempo ad isolarmi e tirarmi fuori.La paura di mischiarmi e in fondo anche il non sapere come si fa evita tante rogne ma porta via molto di più.
I DON'T KNOW WHAT I WANT ANYWAY I WANT IT
lunedì, luglio 24, 2006
NOI SAREMO TUTTO di Valerio Evangelisti
Dico la verità, a parte l'affresco storico, a suo modo grandioso, degli anni '20 e '30 visti dai porti di New York, Seattle e Frisco e dalle lotte sindacali; a parte la corruzione e i gangster, gli italoamericani e la mafia, la cosa che mi ha colpito di più è la crudeltà del protagonista e la sua totale mancanza di morale. Dopo avere letto del trattamento riservato ad una delle sue sfortunate mogli da parte di Eddie Florio-Lombardo, ho dovuto mettere da parte il libro per un pò. Non è proprio nelle mie corde questo genere di storie ma la descrizione impietosa e priva di mitizzazioni di questa parte del mondo sindacale americano della prima metà del '900 è molto efficace.Il finale in cui irrompe la contemporaneità con i fatti di Seattle del 2000 è una boccata di aria fresca. E' una sorta di riscossa contro l'abbruttimento che spadroneggia per tutto il libro:i due giovani discendenti del terrificante protagonista principale introducono il popolo no global e le sue speranze di un mondo migliore.
Forse non ho capito un gran chè dello spirito complessivo del racconto ma l'ultimo capitolo mi ha proprio commosso.Ho lacrimato di nascosto in treno ma qualcuno mi ha visto comunque...avrà pensato che sono un'originale.
Dico la verità, a parte l'affresco storico, a suo modo grandioso, degli anni '20 e '30 visti dai porti di New York, Seattle e Frisco e dalle lotte sindacali; a parte la corruzione e i gangster, gli italoamericani e la mafia, la cosa che mi ha colpito di più è la crudeltà del protagonista e la sua totale mancanza di morale. Dopo avere letto del trattamento riservato ad una delle sue sfortunate mogli da parte di Eddie Florio-Lombardo, ho dovuto mettere da parte il libro per un pò. Non è proprio nelle mie corde questo genere di storie ma la descrizione impietosa e priva di mitizzazioni di questa parte del mondo sindacale americano della prima metà del '900 è molto efficace.Il finale in cui irrompe la contemporaneità con i fatti di Seattle del 2000 è una boccata di aria fresca. E' una sorta di riscossa contro l'abbruttimento che spadroneggia per tutto il libro:i due giovani discendenti del terrificante protagonista principale introducono il popolo no global e le sue speranze di un mondo migliore.
Forse non ho capito un gran chè dello spirito complessivo del racconto ma l'ultimo capitolo mi ha proprio commosso.Ho lacrimato di nascosto in treno ma qualcuno mi ha visto comunque...avrà pensato che sono un'originale.